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Produrre i propri semi, di Salvatore Ceccarelli

Copertina del libro Produrre i propri semi di Salvatore Ceccarelli
Copertina del libro Produrre i propri semi di Salvatore Ceccarelli
Copertina del libro di Salvatore Ceccarelli: Produrre i propri semi — Manuale per accrescere la biodiversità e l’autonomia nella coltivazione delle piante alimentari

Visto che a Poggio Diavolino ci sforziamo di produrre noi stessi i semi di tutte le verdure antiche che coltiviamo nell’orto, è stato un po’ inevitabile comprare e leggere il libretto di Salvatore Ceccarelli Produrre i propri semi — Manuale per accrescere la biodiversità e l’autonomia nella coltivazione delle piante alimentari, della collana Quaderni d’Ontignano edita dalla Libreria Editrice Fiorentina.

Innanzitutto bisogna dire che Produrre i propri semi, non è un manuale pratico per imparare a produrre in proprio i semi degli ortaggi che si vogliono coltivare. Nulla viene detto salvo poche eccezioni sulle epoche e modalità di coltivazione delle piante porta semi, su come mantenere le linee pure, come raccogliere, ripulire e conservare i semi. Produrre i propri semi infatti è più un fascicoletto teorico che una guida pratica. Si assume che il lettore conosca tutte le tecniche per coltivare i propri ortaggi, per incrociarli o mantenerli puri e infine per raccoglierne le sementi. Il pregio di Produrre i propri semi di Salvatore Ceccarelli è un altro.

Nel libro vine infatti spiegato in modo ineccepibile perché tutti i contadini dovrebbero produrre da sé i semi delle piante che coltivano, e come il fatto che la produzione mondiale dei semi sia in mano a pochissime multinazionali sia una questione capitale, che tocca da vicino ogni essere umano. In produrre i propri semi viene inoltre descritto con rigore scientifico e grande chiarezza i meccanismi genetici di base in gioco nella riproduzione sessuale delle piante. Ottima e limpidissima descrizione di cosa sono gli ibridi F1 e perché le generazioni successive a queste presentano caratteri molto eterogenei e diversi dai genitori, problema noto a chiunque abbia provato a ripiantare i semi ottenuti coltivando la maggior parte delle piante che si possono comprare in un consorzio agrario.

La cosa forse in assoluto più interessate di Produrre i propri semi di Salvatore Ceccarelli è la descrizione del meccanismi di miglioramento genetico evolutivo. Una tecnica culturale che consiste nel piantare mischiando fra loro una grandissima varietà di semi di una certa pianta e lasciandole ibridare fra loro. In questo modo, grazie alla grandissima biodiversità in campo, si ottiene un pool genetico dalle ottime capacità di adattamento, tanto alle difficili condizioni di cultura, che alle avversità naturali o gli interrogativi del cambiamento climatico. Una soluzione che si avvicina a quella proposta da Massimo Angelini nel suo bellissimo libro Minima Ruralia, quando suggerisce di coltivare l’intera popolazione di patate ottenute da seme, piuttosto che solo i cloni ottenuti con il tubero.

Quello del miglioramento genetico evolutivo è un approccio che —nel nostro piccolo— in un certo senso cerchiamo di mettere in atto anche qui all’agriturismo Poggio Diavolino di Suvereto. Oltre alle varietà tradizionali coltivate in purezza, in un appezzamento a parte infatti coltiviamo anche un gran numero di varietà di zucche lasciandole ibrdiare liberamente e riutilizzando il raccolto per produrre i semi per l’anno successivo.

Insomma, Produrre i propri semi di Salvatore Ceccarelli è un ottimo manuale introduttivo che illustra chiaramente certi concetti fondamentali della produzione autonoma delle sementi. Unico neo a nostro avviso è il ridotto numero di pagine dedicate ad un argomento che meriterebbe di essere approfondito molto più a lungo e il prezzo non proprio economico per un libriccino di dimensioni tanto ridotte.

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